Posturologia: la disciplina che si occupa dello studio scientifico e clinico della postura
Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, sia in condizioni statiche che dinamiche.

La posturologia, le cui origini vengono fatte risalire da Gagey al 1865 con "L'introduction à l'Etude de la Médicine Expérimentale" di Claude Bernard, vanta ormai una rimarcabile operatività clinica. Lungi dall'aver raggiunto una reale maturità scientifica, la posturologia ha comunque messo a frutto anni di esperienze cliniche e sperimentali, ricavando uno spazio significativo nella medicina attuale. Durante questo percorso evolutivo la posturologia è incorsa in errori epistemologici, concettuali, metodologici. Allo stato attuale delle conoscenze è ormai possibile rilevare tali errori, che potranno da noi essere utilizzati come spunti di riflessione.
Cos'è la Postura
Per postura possiamo intendere la posizione del corpo nello spazio e la relazione spaziale tra i segmenti scheletrici, il cui fine è il mantenimento dell'equilibrio (funzione antigravitaria), sia in condizioni statiche che dinamiche, cui concorrono fattori neurofisiologici, biomeccanici, psicoemotivi e relazionali, legati anche all'evoluzione della specie.
Il concetto di antigravitarietà è essenziale. La gravità è la forza esterna fondamentale per la regolazione della postura, e in un certo qual modo l'equilibrio posturale è la risposta dell'organismo alla forza di gravità. Quando il peso corporeo si riduce, come nell'acqua, le razioni posturali tendono a scomparire. Gli effetti della forza di gravità nella stazione eretta sono ben evidenti in assenza di gravità: le esperienze degli astronauti nei voli spaziali evidenziano atteggiamenti posturali molto differenti rispetto a quelle abituali sulla terra, con modificazioni radicali del tono posturale. Le reazioni antigravitarie del nostro organismo si esprimono nella postura e nell'equilibrio, termini vicini ma non simili. L'equilibrio può essere inteso come il rapporto ottimale e l'ambiente circostante, in cui il soggetto, sia in condizioni statiche che dinamiche, adotta la postura più adeguata, istante per istante, rispetto alla richiesta ambientale e agli obiettivi motori prefissati. E' quindi indispensabile che il soggetto adotti una postura adeguata per avere un buon equilibrio, anche se un'alterazione della postura non comporta necessariamente un disturbo dell'equilibrio. Possiamo affermare che la postura è un atteggiamento più di tipo "statico" con limiti di oscillazioni molto ristretti; l'equilibrio è un atteggiamento più "dinamico" che può essere mantenuto anche con oscillazioni di maggiore entità, che richiedono una serie di posture in cui la proiezione del baricentro corporeo cade comunque all'interno del poligono di sostegno.
Ritornando alla definizione di postura troviamo tre grandi ordini di fattori che la caratterizzano: neurofisiologici, biomeccanici, psico-emotivi.
- Modello neurofisiologico: è il modello basato sullo studio del tono posturale e delle funzioni di equilibrio. In effetti la postura, nella sua essenza neurofisiologica, non è altro che una modulazione del tono. Sappiamo che i tono muscolare è la risultante di una complessa serie di processi psico neurofisiologici all'interno di un sistema cibernetico,il sistema tonico posturale. Tale sistema ha delle entrate specifiche, costituite da informazioni provenienti da recettori specifici della postura: il piede, l'occhio, l'apparato stomatognatico, la cute, l'apparato muscolo-scheletrico, sono tra quelle più studiate. Gli studi neurofisiologici hanno approfondito in particolare l'esame delle interferenze recettoriali in quanto, come è ben noto l'output del sistema posturale, il tono muscolare, è condizionato dagli input.
- Modello biomeccanico: vengono analizzati i rapporti tra atteggiamenti corporei e forza di gravità, e viene studiata l'organizzazione della catene cinetiche e della statica in rapporto a complessi meccanismi antigravitari e ai riflessi spinali. Di norma nelle alterazioni posturali gli squilibri più facilmente visibili si hanno proprio a livello statico e biomeccanico: nella statica, con la perdita dei rapporti armonici ed equilibrata tra i vari segmenti scheletrici nei tre piani dello spazio; a livello biomeccanico, con la rottura delle sinergie muscolari equilibratici e l'alterazione della meccanica articolare, in quanto variano sia i punti di applicazione delle forze muscolari, sia i loro movimenti, sia la distribuzione dei carichi sui segmenti scheletrici. L'alterazione posturale si inserisce in ogni caso in un complesso sistema organizzato di catene articolari funzionalmente collegate con le catene muscolari grazie alle strutture capsulo-legamentose e alle fasce aponevrotiche. Mentre le catene muscolari danno vita al movimento, ne condizionano l'intensità e in parte l'ampiezza, e garantiscono il mantenimento della statica umana, le catene articolari sono piuttosto responsabili dell'escursione angolare e insieme della direzione del movimento. In virtù di questa interrelazione funzionale tra catene muscolari e catene articolari, un disassamento iniziale causato da una perturbazione localizzata provoca uno sbilanciamento articolare con conseguente contrazione muscolare di stabilizzazione o viceversa: infatti non è possibile una corretta organizzazione articolare senza un equilibrio delle tensioni muscolari; questo equilibrio, che garantisce la coesistenza di una buona stabilità e di una buona mobilità articolare, è quindi altamente auspicabile, in quanto ogni disequilibrio delle tensioni muscolari provoca immediatamente la riorganizzazione di uno nuovo equilibrio adattativo, al caro prezzo di disassamenti segmentari.
- Modello psico-emotivo: la postura è strettamente legata alla vita emotiva fino ad esse l’espressione stessa per il mondo esterno, non solo attraverso la mimica facciale e gestuale, ma anche attraverso la disposizione corporea nel suo insieme, per cui “ridurre l’uomo a semplice gioco meccanico è condannarsi a non comprendere nulla di colui che ha difficoltà a mantenersi eretto; di fronte al malato posturale è necessario dunque apprezzare la dimensione della ferita narcisista e valutarne le ripercussioni a livello emotivo”. Non c'è dubbio che la sola lettura in chiave neurofisiologica e biomeccanica non può dare in alcun caso una visione completa del complesso fenomeno posturale. Quanto sarebbe riduttivo se il posturologo considerasse la postura eretta come il mero assemblaggio di informazioni provenienti dagli esterocettori e dai propriocettori, integrate per produrre le reazioni necessarie ad un equilibrio stabile dell'ambiente:"la postura eretta significa molto di più". In definitiva, gli aspetti psico-emotivi si esprimono nella postura del soggetto condizionando nel suo insieme il sistema tonico posturale. La postura è, in larga misura, espressione somatica immediata di emozioni, impulsi, regressioni. Noi stiamo in piedi e ci muoviamo come ci sentiamo, riflettendo consciamente o inconsciamente nell'atteggiamento esteriore la nostra condizione interiore, la nostra personalità, l'ambiente stesso in cui viviamo. La postura, insomma, è una vera e propria forma di linguaggio, una manifestazione autentica della natura umana e dell'Io individuale.
Cos'è la Posturologia
La disciplina che si occupa dello studio scientifico e clinico della postura è la Posturologia. La posturologia può essere intesa come lo studio di un sistema dinamico non lineare effettuato in modo transdisciplinare. In questo modello i fattori psico-emotivi non sono considerati come uno dei recettori primari o secondari del sistema posturale, ma come il comune denominatore che sottende e condiziona l'atteggiamento posturale del soggetto nella sua globalità. Il sistema tonico posturale è un sistema di tipo cibernetico, autoregolato e auto-adattato, capace di compensi e adattamenti anche a distanza, seguendo i principi dell'equilibrio, dell'economia e del confort. Un sistema cibernetico è un sistema di flussi di informazioni. Ad esempio, apponendo piccolissimi elementi di stimolo propriocettivo di 1-2 millimetri di spessore a livello plantare, possiamo assistere ad una importante modificazione degli equilibri posturali nel loro complesso. Per contro, una massiccia stimolazione può non dare un'altrettanto marcata risposta a livello tonico posturale, oppure non darne alcuna. Questi fenomeni trovano una loro spiegazione in quanto il sistema posturale è un sistema dinamico non lineare. Nei sistemi non lineari gli effetti non sono mai proporzionali in modo lineare alle cause. Il sistema contiene delle interazioni che modificano i rapporti delle proporzioni. L'effetto di una certa causa è così il riflesso di queste interazioni. In un sistema non lineare, le interazioni appaiono pertanto più importanti delle cause stesse. Nei sistemi dinamici non lineari, basati su queste interazioni, assistiamo ad un fenomeno chiamato dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali: piccole differenze in ingresso possono provocare rapidamente grandissime differenze in uscita; quindi da piccole cause grandi effetti. La dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali si traduce in quello che in meteorologia è noto come "effetto farfalla": può un battito di ali di una farfalla in Brasile determinare un tornado nel Texas?" (Lorenz, 1979). In posturologia questa nozione "piccole cause-grandi effetti" è di importanza capitale.
L'approccio olistico
Giova ricordare che "ogni atto medico è il risultato di una cascata di decisioni probabilistiche prese in una situazione di incertezza" (B. Grenier, 1989). Questa affermazione è molto pertinente anche in posturologia. La valutazione clinica resta la base fondamentale delle procedure diagnostiche e terapeutiche:"studiare la postura significa osservarla, la postura è una scienza di osservazione". In posturologia non abbiamo bisogno di alta tecnologia, ma di atteggiamento terapeutico altamente prudente.
Il sistema tonico posturale è un sistema auto-regolato e auto-adattato che entro certi limiti può correggersi da solo. Su questi principi si basano gli approcci terapeutici minimamente aggressivi e minimamente interventisti, quale l'approccio olistico. L'approccio olistico privilegia terapie agenti sulla globalità del sistema e delle sue interazioni, rispetto alla semplice correzione localizzata dell'entrata posturale. L'approccio olistico utilizza terapia globali, riflessogene, sistemiche, quali l'auricoloterapia, la rieducazione posturale, l'osteopatia, il trattamento connettivale e fasciale. La terapia posturale non è quindi soltanto l'adozione di un bite o di una soletta propriocettiva, è molto di più.
- La terapia è una presa di coscienza. La coscienza è la realtà primaria, è il cuore dell'essere: come possiamo manipolare il sistema posturale dimenticandoci di ciò?
- La terapia è un apprendimento. Per apprendimento possiamo intendere "il processo con cui si modifica un attività, reagendo ad una situazione incontrata". Si ha un apprendimento quando si realizza un processo; tale processo origina in base alla reazione delle informazioni o a degli stimoli e comporta una modificazione degli atteggiamenti e dei comportamenti. Il sistema che regola la postura e l'equilibrio può essere inteso come un sistema di comunicazione e di apprendimento. Il processo terapeutico può aiutare il paziente a apprendere nuove attitudini e comportamenti e quindi nuove strutture cognitive, avvalendosi della capacità di riorganizzare le informazioni per individuare i percorsi alternativi più adeguati alla sua condizione patologica e di disagio: " Non ci sono nella mente umana struttura innate che semplicemente vengono ad esistere: tutte le nostre strutture mentali devono essere costruite".
- La terapia è un approccio attivo. Il movimento è vita, la vita è movimento. Il movimento nasce con l'uomo e ne caratterizza il suo percorso fino alla morte. Spesso condizioni patologiche, dolorose, traumatiche comportano una riduzione del movimento, ma al contempo dobbiamo aver chiaro quante volte una riduzione o assenza di movimento favorisca l'instaurarsi di una condizione patologica. Ci riferiamo non solo ai macromovimenti, ma anche ai mircomovimenti che avvengono in ogni parte del corpo: cellula, organo, tessuto, circolazione. La terapia deve mirare al recupero del movimento, ed utilizzare il movimento il movimento a scopo terapeutico: il movimento come mezzo e come fine, secondo i principi classici della cultura riabilitativa. Un approccio attivo è testimonianza attribuita agli aspetti funzionali e al movimento. Il concetto chiave è che la percezione del dolore diminuisce quando la funzione fisica migliora.
- La terapia è responsabilizzare il paziente. Spesso i pazienti con affezioni croniche vedono il loro problema esclusivamente di natura organica e richiedono in genere una terapia antalgica, farmacologica o fisioterapica, oppure vedono in un ipoteco intervento chirurgico la speranza della risoluzione sic et sempliciter del loro lungo travaglio. Possiamo responsabilizzare il paziente mediante un lavoro attivo e cosciente sul proprio corpo, stimolando la capacità di comprendere il proprio problema e favorendo altresì siginificativi cambiamenti comportamentali, a cominciare dalle abitudini motorie e posturali quotidiane e delle reazioni del dolore ed allo stress.
Cosa fa il posturologo
Il "posturologo" compie una valutazione funzionale globale dell'equilibrio posturale nel suo insieme e dei recettori della postura. Questa valutazione è sia di tipo clinico che strumentale con apparecchiature specifiche quali la stabilometria.
Ci sono test per valutare il ruolo del piede, test sull'equilibrio, test sulla funzione visiva; altri per vedere se ci sono interferenze occlusali, cioè provenienti dal sistema masticatorio; o cutaneo ( ad esempio in presenza di cicatrici importanti), e per la valutazione dell'apparato muscolo-scheletrico. Il posturologo deve deve saper fare un bilancio funzionale globale del sistema posturale ed analitico dei singoli recettori, ma deve anche valutare la situazione in un'ottica psicosomatica, ovvero cercare di comprendere in che misura gli aspetti psicologici entrano in gioco nella postura del soggetto. Ci sono classiche posture ben identificate e descritte che sono correlate specificatamente ad alcuni tratti emotivi e caratteriali del soggetto.
Concludendo, la posturologia non può esistere se non all'interno di una concezione globale del corpo e della "malattia"; quindi non può fare a meno di avvalersi dell'appoggio delle varie branche specialistiche della medicina. Allo stesso modo, se un dentista, un podologo, un osteopata intendono "fare postura" dovranno obbligatoriamente aprirsi mentalmente verso le altre discipline e prendere in considerazione una collaborazione interdisciplinare, quantomeno avvalendosi di un posturologo. Nei casi di disturbi posturali è estremamente necessaria la collaborazione integrata con altre figure professionali quali il fisioterapista, l'ortottista, il logopedista, il neurologo, l'ortopedico, l'oculista, il dentista. Il lavoro d'equipe e veramente una risorsa nella risoluzione delle problematiche posturali ed il posturologo è la figura centrale di riferimento all'interno del gruppo di lavoro.