Andrà tutto bene: la forza delle emozioni positive
Impariamo, dunque, a vedere la vita con un’altra prospettiva. Non essere vittime dei pensieri negativi

In tal caso il termine "positivo" significa potenziare, migliorare, facilitare. Naturalmente la semplice esperienza di emozioni positive non è sufficiente a eliminare i vissuti negativi così come l’assenza di malessere non coincide con la felicità e il benessere. E’ possibile, però, che uno stato di difficoltà o dolore possa essere visto come opportunità per re-inventarsi, per ricominciare e può diventare occasione per ragionare su se stessi e per fare un’analisi personale. Le emozioni positive, come la gioia, la contentezza, la serenità, ma anche l’interesse, l’orgoglio, la gratitudine, l’amore, possono aiutarci, focalizzandosi sull’analisi delle risorse delle persone (potenzialità, virtù, abilità) piuttosto che sul disagio. Questo significa che, pur senza negare i problemi o le difficoltà, è opportuno puntare l’attenzione sui nostri punti di forza come base per aiutarci a costruire un proprio benessere, avendo come obiettivo quello della realizzazione personale. Questa prospettiva sia teorica che applicativa è al centro della Psicologia Positiva, un’interessante disciplina che è divenuta una vera rivoluzione nel mondo della psicologia. E’ stata sviluppata da Martin Seligman nel 2000, che continua a utilizzarla efficacemente nelle scuole, nelle caserme, nelle aziende e in tanti altri ambiti e contesti organizzativi. Alcune ricerche svolte dallo psicologo statunitense, hanno dimostrato come le persone che provano emozioni positive vivono più a lungo e in migliori condizioni di vita, e hanno relazioni professionali e interpersonali migliori della media. Altre ricerche sullo stesso ambito (Fredrickson, 1998, 2001) hanno dimostrato che le emozioni positive sono in grado di ampliare le risorse intellettuali, fisiche e sociali, costituendo riserve alle quali attingere di fronte ad una minaccia. Questa capacità è definita resilienza.
Che cosa è la resilienza?
E’ la capacità propria delle persone che hanno vissuto esperienze traumatiche, di intravedere fiducia e possibilità in una condizione di sofferenza psicologica (e/o fisica), di vivere e di svilupparsi positivamente nonostante il trauma. La resilienza è stata definita da Wagnild e Young (1993) come “una caratteristica personale che modera gli effetti negativi dello stress e promuove l’adattamento”. Si può definire come la capacità di “autoripararsi” dopo un danno e di riuscire a ri-organizzare positivamente la propria vita nonostante le situazioni critiche. Le difficoltà, quindi, sono intese come opportunità e sfide per mobilitare tutte le proprie risorse, sia interne sia esterne, in nome del raggiungimento di un equilibrio più funzionale. La resilienza è, dunque, un processo e un prodotto dello sviluppo evolutivo della persona che pur avendo vissuto numerose avversità, riesce a mantenere un funzionamento psicologico sano e stabile nel corso del tempo, riesce a vivere emozioni e condurre esperienze positive (Bonanno 2004). Altri autori (Costantino, Camuffo, Semizzi 2009) sottolineano come la resilienza non sia una concezione “tutto o nulla” secondo cui la vita di una persona o “è tutta bella” o “è tutta brutta”, ma è una condizione complessa in cui possiamo trovare contemporaneamente spazio per note di ottimismo, positività e fiducia e note di esasperazione, pessimismo e sofferenza, dove disagio e benessere coesistono e condividono.
Resilienza non è resistenza
Il termine resilienza trae origine dalla fisica dei materiali ed è la proprietà che hanno i corpi posti sotto pressione di modificarsi senza rompersi. Se la resilienza è la capacità di essere flessibili ai problemi della vita, la resistenza è la durezza di fronte ad un problema, è rigidità. Con una metafora la resilienza si descrive come una canna di bambù al vento; la resistenza come un tronco di un arbusto incapace di flettersi ma con alta probabilità di spezzarsi. Nel “processo di resilienza”, la resistenza può essere considerata come una componente della resilienza stessa. Infatti, la persona resiliente può essere capace di:
- Sostenere un dolore senza abbandonarsi ad esso, per non cadere nell’ossessione della negatività.
- Intraprendere vie nuove, alternative che sebbene tortuose possano rappresentare la soluzione al problema;
- Possedere una buona dose di ottimismo e umorismo e creatività;
- Essere consapevole di essere esposta al pericolo, ai problemi, agli imprevisti.
Come sviluppare resilienza?
Sviluppando la nostra capacità adattiva, incentivando:
- L’autostima, cioè essere meno autocritici, più tolleranti alle critiche altrui diminuendo la possibilità di sviluppare sintomi depressivi;
- La robustezza psicologica (capacità di controllo della situazione, impegno nel raggiungere i propri obiettivi, predisposizione alla sfida come opportunità di crescita);
- Le emozioni positive, ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che manca;
- Il supporto sociale, definito come l’informazione, proveniente da altri, di essere oggetto di amore e di cure, di essere stimati e apprezzati.
- Un sano ottimismo che aiuta a promuovere il benessere individuale e preserva dal disagio e dalla sofferenza.
Burns, psicologo clinico (1996) sintetizza questi aspetti in quattro macro aree relative alla resilienza:
- Autonomia: che include l’autostima, l’autoefficacia, il locus of control interno, ovvero la tendenza a interpretare i risultati e gli effetti delle proprie azioni come determinate dai propri comportamenti e non da forze esterne; l’indipendenza, in altre parole il saper agire in base ai propri valori e ai propri obiettivi senza farsi condizionare dall’accettazione e dal giudizio altrui; la motivazione e cioè l’essere capaci di trovare nelle risorse interne ed esterne la spinta ad agire e infine la speranzosità che si può definire come la tendenza a pensare che determinati eventi li possiamo gestire grazie al proprio impegno personale attivo e che l’imprevedibile che si può incontrare durante la vita può portare innovazione ed effetti positivi nel futuro.
- Capacità di problem solving: che include il pensiero critico e il pensiero laterale o creativo e dunque la capacità di saper produrre idee e punti di vista nuovi, così come avere delle buone capacità intuitive e immaginative; la progettualità e il saper individuare le giuste strategie per raggiungere i propri obiettivi; infine la capacità di produrre cambiamenti, cioè avere una visione del futuro e saper cogliere i segnali dell’ambiente.
- Abilità sociali: in quest'area secondo Burns troviamo la responsabilità e dunque, assumersi le conseguenze delle proprie azioni; la flessibilità e il saper negoziare senza prevaricare; l’empatia, altra area fondamentale che aiuta a costruire con più facilità relazioni intime e sicure con gli altri consentendo inoltre di offrire e ricevere supporto sociale; le competenze comunicative come l’ascolto e l’assertività, di cui parleremo nel prossimo articolo su Postura Benessere. Infine il senso dell’umorismo, inteso come capacità di mantenere il sorriso di fronte alle avversità.
- Propositi per il futuro: In quest’area troviamo la chiarezza di obiettivi; il successo, ovvero la capacità di ottenere buoni risultati nella realizzazione degli impegni; le aspirazioni formative, per aumentare le conoscenze e le competenze; la tenacia come la costanza negli impegni; la coerenza nelle scelte e nell’operatività e ricerca di senso e significato nella vita. (Putton & Fortugno, 2006)
Avere pensieri positivi sulla vita, dunque, ci fa stare molto meglio. Spesso però questo è determinato dall’essere soddisfatti dalla nostra vita e dal non distorcere negativamente i pensieri.
Impariamo, dunque, a vedere la vita con un’altra prospettiva. Non essere vittime dei pensieri negativi. Lo stesso Seligman ad esempio consigliava di scrivere ogni giorno quattro cose positive per cui essere grati. In questo modo ci si può allenare a essere consapevole di quello che si ha di buono nella propria vita e che siamo abituati a dare per scontato.
Articolo a cura della Dr.ssa Silvia Battisti, Psicologa, Psicoterapeuta
Scopri i nostri Webinar Respirazione Diaframmatica Automassaggio Bioenergetico Tecniche Pisco-Corporee ai tempi del Coronavirus Training Autogeno